La Guardia Nazionale

Abbiamo affrontato diversi episodi bellici che hanno interessato direttamente San Casciano, dal saccheggio del 1248, all’assedio del 1455, al nuovo saccheggio del 1497 alla Prima Guerra di Castro del 1643 per finire al bombardamento di Ponte a Rigo del 1944. Si potrebbe pensare che nei 301 anni che separano la Guerra di Castro dalla Seconda Guerra Mondiale non sia successo nulla e che i  i nostri concittadini abbiano vissuto nella tranquillità più totale. Non andò proprio così.

A parte il passaggio di eserciti che scorrevano su e giù per la penisola, in particolare a seguito dell’esperienza napoleonica o le più tarde attività garibaldine, fino al 2 ottobre 1870 eravamo un paese di frontiera sul limite del confine statale tra Granducato di Toscana e Stato Pontificio. E la situazione di là dal confine non è mai stata tutta rose e fiori, il minore controllo delle autorità pontificie sul territorio favoriva il banditismo, con gravi ripercussioni anche da noi.

Ne possiamo avere un quadro seguendo la storia della Guardia Nazionale.

La Guardia Nazionale faceva parte del Regio Esercito Italiano, sulla scia di quelle Guardie Civiche o Nazionali che erano fiorite in quasi tutti gli Stati Preunitari, compresa la Toscana. Era costituita da cittadini, un esercito di popolo che doveva integrare i militari professionisti. Ebbe vita breve, dall’Unità d’Italia nel 1861 al 1876, ma anche da noi fu istituita e vedremo che ebbe un bel daffare insieme alle altre forze presenti a San Casciano: i Regi Carabinieri e la Guardia Doganale.

Composta da cittadini residenti nel Comune era inquadrata nell’83° Battaglione di Guardia Nazionale Mobile e suddivisa in tre Compagnie: la Prima a San Casciano, la Seconda a Celle sul Rigo e la Terza a Palazzone; il comando era affidato ad un Capitano residente a San Casciano e ciascuna Compagnia era suddivisa in Squadre comandate da un Sergente, le Squadre erano poi suddivise in Picchetti agli ordini di un Caporale. Sia il Capitano che i sottufficiali erano eletti, con scrutinio segreto, da tutti coloro che militavano nella Guardia.

Il compito principale era quello di pattugliare il territorio, mantenere l’ordine, catturare i renitenti alla leva ed i disertori che cercavano di fuggire all’estero (nello Stato Pontificio), contrastare il contrabbando e combattere i briganti.

Le operazioni erano estremamente difficoltose, in particolare per la Compagnia di San Casciano. Da un rapporto del Capitano si rilevano le maggiori difficoltà:

– La lunghezza del confine da pattugliare, valutabile in circa 8 chilometri;

– La necessità di dover dividere le forze inviando una parte degli uomini a presidiare i punti dove si prevedeva passassero i fuorilegge, e procedendo con i restanti uomini all’inseguimento dei ricercati;

– La natura del terreno: montuoso, coperto da fitte boscaglie, attraversato da profondi torrenti ed impraticabili burroni;

– L’uso da parte dei fuorilegge di guide espertissime in modo da poter affrontare il viaggio di notte, unendo così agli svantaggi suddetti anche l’oscurità;

– I fuorilegge si riunivano in bande numerose e spesso armate.

Di solito le operazioni si svolgevano nel seguente modo: appena qualche milite (anche non in servizio) rilevava la presenza di persone sospette nel territorio informava il Comando ed i militi in servizio si mettevano in marcia, spesso insieme a qualche Regio Carabiniere.

Una volta preso contatto con le persone sospette, il distaccamento si divideva in due, una parte dei militi inseguiva i sospetti, l’altra correva a presidiare i punti dove con molta probabilità avrebbero cercato di varcare il confine. Qualche volta si scambiavano colpi di fucile, ma non si ha memorie di vittime o feriti, anche perché le armi in circolazione erano veramente pessime. Oltre l’armamento scarseggiava anche l’addestramento e le uniformi, tanto da costringere il Capitano a lamentarsi più volte con il Comune e minacciare addirittura le dimissioni.

Ma il lavoro più difficile non era tanto la cattura di renitenti o disertori, ma il contrasto al banditismo che prosperava oltre confine. Nel 1866 la situazione si fece preoccupante, una grossa banda che godeva di appoggi e connivenze nello Stato Pontificio mise a dura prova il nostro territorio con estorsioni a proprietari e contadini, minacce, delitti, incendi, rapine e uccisioni di bestiame. Era difficile intercettarli, quindi fu deciso di stanziare dei picchetti di militi direttamente in zona, pattugliando di continuo la zona compresa fra l’Acerona, l’Aceroncina e San Bernardino.

Tanto impegno aveva anche i suoi riconoscimenti e la Prima Compagnia ricevé un plauso dal Governo il 26 ottobre 1861 ed uno dal Ministero dell’Interno il 19 settembre 1863.

Per la Prima Compagnia, di stanza a San Casciano, è conservato nell’Archivio Comunale il ruolo completo a stampa, magari ritrovate qualche bisnonno …

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