4 novembre 1590, entriamo in casa di Bartolomeo di Rosato

Abbiamo visto come una delle cariche pubbliche nel governo locale sancascianese fosse quella dei due Santesi della Chiesa e dei Pupilli, grazie ai loro inventari possiamo “entrare” in qualche modo nelle case dei nostri antenati.  

Prendiamo ad esempio l’inventario di un artigiano, il Mastro Bartolomeo di Rosato, uno scarpellino prematuramente scomparso lasciando una vedova, Imperia, e dei figli (anche se non sappiamo quanti) per i quali si rendeva necessaria la tutela pubblica del patrimonio lasciato in eredità.

Possiamo quindi vedere il povero mobilio ed utensileria casalinga, i vestiti, gli attrezzi da lavoro ed anche la dotazione da soldato del povero Bartolomeo (uno schioppo, un murione, un paro di fiasche, et la spada, et pugnale).

Al Nome de Dio Amen

Inventario delle robbe, et beni trovati nella heredità lassata da Mastro Bartolomeo di Rosato scarpellino da San Casciano de Bagni fatto, rogato, et scritto in San Casciano in la casa dove habitava detto defunto posta in detta terra in contrada detta il Castello lato à i sua noti confini, alla presentia, et intervento di Lazzaro Starni, et Mastro Lutio di Nardo Santesi de Pupilli, et Vedove di San Casciano et rogato alla presentia alli di sottoscritti testimoni sotto li anni del Signore dalla sua salutifera incarnatione millecinquecento novanta la Indizione quarta, il dì quattro del mese di Novembre, sede vacante, come comunamente si dice per la morte alla Divina Provvidenza d’Urbano Papa septimo, Regnante Ridolfo d’Austria sec. De Romani Imperatore Electo, Dominis felicemente il Serenissimo Don Ferdinando Medici granduca terzo di Toscana Padron nostro.

In prima dato il giuramento alla honesta giovane D. Imperia vedova relicta da detto Mastro Bartolomeo di assegnare realmente, et fidelmente, tutte le robbe, et beni restati in la detta heredità di suo marito attinenti all’heredi restati in pupillare età, dalla quale fù assegnato le infrascritte cose, ne più si trovò.

Nella Casa dove habitava detto defuncto attenente à D. Imperia per la somma di fiorini centosessanta per sue doti, et ogni altro bonificamento, attenente all’heredi le infrascritte robbe.

Nella sala di detta casa: Un paro di Capofuochi, le molli, la pala, spedone, trespidino, et catena da fuoco ogni cosa di ferro, due lucerne, un banchettino, tre sedie di stiancia, tre scabelli, una sedia montagnola tutte vecchie, due paiuoli, un grande, et un piccolo, due baccie di rame, un mezzano, et un piccolo, un ramino di rame, un boccolino di rame et una mescola di rame grande, bucherata, due padelle, una di rame, et una di ferro, un ramaiuolo, et la mescola di ferro, una forcina di ferro, una statera piccola, quaranta pezzi di vasa di più sorte nell’acquaio, una grattacacio, un mortaio di pietra, una conca bucata, un bariglioncello da aceto sopra il camino.

Nella Camera di detta sala: una cuccia da letto con sua cariola sotto, un pagliariccio, un letto di penna, un materazzo di lana, due cuperte vecchie, una biancha et una grigialata di pelo, un coscino lungo da letto, cinque para di lenzuola buone, due casse montagnole piccole, una tovaglia di braccia quattro buona, et due tovaglie piccole vecchie, due sciugamani grossi, due pezze di panno di braccia quattro uso, libre venti di canape concia, libre quindici di stoppa, braccia cinque di panno di lino in pezza, et braccia diece di panno di canape in pezza, et braccia tre di panno grosso, un pezzetto di tavola vecchio, sei tovagliuoli usi, due saccha da grano, una madia vecchia, uno staro di legno, uno scaldaletto, un canestro di venchi vecchio, una tavola da pane, et una spianatora, stara venti di grano, uno staro d’orzo, ferri diciassette minuti da scarpellini, una squadra, due mazze martelle, due martelline, dui mazzuoli, quattro zappe di ferro, un accetta, un palo di ferro, uno schioppo, un murione, un paro di fiasche, et la spada, et pugnale, un paro di calzoni di mezzalana usi, un mantello negro vecchio, un mantello di panno nostrano vecchio, un paro di calzoni di mezza lana bianchi, una camiscia nuova, un giuppone di panno lino uso, santambarco vecchio, un cappello di feltro usi.

Nel celliere: due Botti una di some quattro piena di vin bianco, et l’altra di some tre in circa piena di acquarello, quattro bigonzi, un paro di barlette da acqua, un martello, et incudine piccola.

Beni stabili:

Un pezzo di terra lavorativa di stara diece in circa in Corte di San Casciano in contrada di Piandiceppo lato, è sua confini.

Un pezzuolo di terra lavorativa di stara uno, o circa in contrada Pietrara lato e sua confini.

Un pezzuolo di vigna di stara uno, ò circa, in contrada del Bagno Grande lato è sua confini.

Debiti, et crediti disse non sapere la quantità.

Tutte le suddette robbe, et beni restorno sotto la cura di Donna Imperia madre delli heredi, la quale disse voler la tutela, et per tempo cura, alla quale fu fatto precetto et sia lire cinquanta, fra cinque giorni comparisca à pigliar la tutela et cura de sua figli, et dar la promessa in forma, tutte le suddette cose furono fatte in San Casciano in la suddetta casa, il dì et anno dei, con intervento de suddetti, alla presentia di Vettorio di Ceccho di Prospero, et Pasquale di Bartolomeo di Masso da San Casciano testimoni.

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