La statua della Madonna

In un tempo imprecisato della lunga storia sancascianese, un contadino si accingeva a trasportare un grosso legno con i suoi buoi. Stava smacchiando il bosco a valle delle sorgenti termali verso il fosso del Maccaiolo? Sarà stato un tronco destinato a scaldare la casa del contadino o un legno destinato ad essere lavorato da un abile falegname? Non sappiamo nemmeno questo.

La tradizione popolare ci tramanda invece che il piccolo corteo di contadino e buoi era in viaggio e che, ad un certo punto, si arresta. I buoi non vogliono più proseguire. Anzi. Più il contadino li incitava, più questi rimanevano fermi, fino ad inginocchiarsi del tutto “non altrimente che se havessero havuto l’uso della ragione”.

Visto che delle bestie non c’era verso di aver ragione, il contadino fu vinto dalla curiosità e cominciò, guardingo, a perlustrare l’area circostante.

Finalmente in una macchia di spini e sterpi trovò la causa di questo strano atteggiamento dei suoi buoi: nascosta fra i cespugli c’era una statua della Madonna con in braccio Gesù Bambino.

Corse in paese a raccontare l’accaduto e tutta la popolazione andò a vedere il prodigio.

Si decise quindi di innalzare una chiesa sul luogo del ritrovamento “a maggior gloria della Vergine, nella quale decentemente fu collocata la sua bella Imagine, et ivi sino al giorno d’hoggi riverentemente da Fedeli venerata”.

Dobbiamo ringraziare frate Filippo Bernardi da Firenze e la sua opera Ragguagli dell’Origine e Progressi de Conventi de Capuccini della Provincia di Toscana – Con molte particolarità rimarcabili spettanti alli medesimi Conventi scritta nel 1704 per riscoprire questa antica tradizione che si ha nel luogo da huomini degni di fede, come scrive lo stesso fra’ Filippo.

Come storia ricorda molto quella della Madonna della Quercia di Trevinano, anche se in quel caso ad apparire fu l’immagine della Madonna sui rami dell’albero, qui si parla invece di una statua. Questa tradizione era quindi ancora presente agli inizi del ‘700. A noi è giunta modificata: la statua fu sì trovata nei pressi della chiesina di Santa Maria ad Balnea (o della Colonna) ma in tempi più recenti e con la chiesa già edificata.

Difficile separare le leggende dalla realtà storica. La statua dovrebbe comunque essere quella custodita oggi nella chiesa di Sant’Antonio e la chiesa in questione quella delle terme, che a sua volta è oggetto di un’altra tradizione che la vuole costruita sui resti di un tempio pagano, tanto per ingarbugliare ancora di più la questione.

Di certo sappiamo che la chiesa è riportata in una bolla del Pontefice Celestino III del 1191, insieme alle altre pievi paleocristiane della Diocesi di Chiusi che Alfredo Maroni (Prime comunità cristiane e strade romane nei territori di Arezzo-Siena-Chiusi, 1973) fa risalire al IV-V secolo, quindi fra le prime chiese cristiane, visto che l’editto di Milano dell’Imperatore Costantino è del 313.

Se teniamo conto di questa datazione la leggenda popolare ricordata da Fra’ Filippo avrebbe descritto un fatto di circa 1400 anni prima, un po’ tanti per non essersi corrotta, così come è avvenuto nei 200 anni successivi al suo racconto.

L’immagine della Madonna col Bambino dipinta sul pilone dell’altare centrale è databile tra il XI e gli inizi del XIII secolo sul modello bizantino della Madonna Odigitria, una delle immagini più antiche della Madonna nel territorio senese secondo Laura Martini (La chiesa di S. Maria ad Balnea a San Casciano Bagni. De Strata Teutonica von Romweg. Tra due Romee. Storia itinerari e cultura del pellegrinaggio in Val d’Orcia. 2014). L’edicola dell’altare centrale risale al 1527.

La chiesa di Santa Maria ad Balnea ha quindi avuto nel tempo tante e radicali trasformazioni e questo potrebbe anche far collocare il ritrovamento della statua e la nascita della leggenda in un’epoca successiva alla costruzione della chiesa, a ridosso o motivo di uno degli interventi edilizi più importanti.

Del resto sono leggende, non è detto che abbiano fondamenti storici, meno male che fra Filippo l’ha messa per scritto nel ‘700, dandoci oggi l’opportunità di riscoprirla.

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