Delle volte che i fighinesi presero Salci

Abbiamo seguito il travagliato percorso che nel 1464 portò Fighine a far parte della Repubblica di Siena grazie al Papa Pio II, ma anche di come la situazione rimanesse ancora incerta e motivo di attrito tra Orvieto e Siena nei decenni successivi.

Diplomazia e forza si alternavano, se prima del 1464 la soluzione diplomatica e giuridica era perseguita dai senesi e quella militare dagli orvietani, dopo l’atto di cessione le strategie si erano capovolte: i senesi occupavano e consolidavano le loro posizioni sul territorio, gli orvietani facevano pressioni sui Pontefici per annullare l’atto di Pio II.

In una situazione di questo tipo poteva succedere di tutto, anche che i fighinesi si prendessero qualche rivincita sugli orvietani e lo Stato della Chiesa dopo essere stati occupati svariate volte dalle loro truppe.

L’orvietano Ser Tommaso di Silvestro nel suo Diario ce ne ricorda almeno due di queste occasioni, entrambe ai danni del vicino Salci.

La prima avvenne nel 1484 mentre gli orvietani Alberto Magalotti e Sante Gualtiero erano impegnati a Roma a trattare varie questioni con il Papa, una delle quali era proprio la restituzione di Fighine. Il 12 maggio trenta uomini di Fighine assaltarono ed occuparono Salci, facendo prigionieri anche alcuni abitanti e se li portarono a Fichino e li sostennero in ceppi. Ser Tommaso non ci dice quanto durò l’occupazione, né quale riscatto sia stato pagato per la liberazione dei prigionieri. Ci ricorda invece di come l’occupazione bruciò ancora di più agli orvietani in quanto appena l’anno prima avevano rinforzato e riparato le fortificazioni di Salci.

La seconda presa di Salci avvenne nel marzo del 1495 da parte di quindici fanti di Fighine. Questa volta l’occupazione fu facile, replicando quella avvenuta poco meno di un secolo prima (settembre 1399) ai danni della stessa Fighine da parte dei soldati di Bernardo Della Serra. Anche in questo caso il castello era incustodito, nel caso di Fighine perché tutti gli abitanti erano corsi a partecipare ad una processione, nel caso di Salci invece ci troviamo nel bel mezzo della crisi seguita alla morte di Cesano Bandini a Città della Pieve. In quel 1495 la situazione era molto complicata in tutta Italia ed i nostri territori non facevano eccezione, anzi. Siamo negli anni di Cesare Borgia e delle sue ambizioni, le alleanze delle città e staterelli italiani erano mutevoli ed in costante conflitto, le stesse fazioni all’interno delle città erano all’apice dei loro scontri. Eserciti mercenari attraversano le nostre vallate, i saccheggi e le occupazioni erano all’ordine del giorno (due anni dopo anche San Casciano fu saccheggiato). In questo difficile contesto i quindici fighinesi, saputo che Salci era sguarnito, corsero ad occuparlo e vi si fortificarono. Orvieto da un lato inviò l’ennesima ambasceria al Papa per lamentare l’accaduto, e dall’altro incaricò il Conte Niccolò da Parrano di recuperare Salci. Il Conte cercò, e ottenne, la restituzione del castello trattando con gli occupanti che accettarono la resa in cambio di 25 ducati.

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