Di come Fighine è entrato a far parte della Repubblica di Siena

Abbiamo già visto il percorso che ha portato San Casciano dal dominio dei Visconti di Campiglia alla Repubblica di Siena, vediamo oggi quello affrontato da Fighine che, pur partendo da condizioni simili, è stato molto più travagliato.

Il dominio dei Visconti di Campiglia si estendeva su tutti e tre i centri abitati che oggi formano il nostro Comune: Celle sul Rigo, Fighine e San Casciano dei Bagni. Ovviamente in questo periodo quando si parla di Fighine si ricomprende anche Palazzone che all’epoca dipendeva dal soprastante castello.

In particolare Fighine faceva parte dei possedimenti che Monaldo dei Visconti di Campiglia (e poi suo figlio Giovanni) avevano insieme a San Casciano, quindi il passaggio al dominio senese sarebbe dovuto essere simile e lineare per entrambi, a partire dalla rinuncia ad ogni diritto di Giovanni a favore della Repubblica di Siena del 10 ottobre 1443 sui due paesi.

Ma non fu così.

Fighine era uscita alquanto malconcia dalle lotte fratricide tra i rami della famiglia Monaldeschi di Orvieto, dalla distruzione delle mura ordinata da Giovanni de’ Prefetti di Vico nel 1352 alle riconquiste per la fazione Beffata da parte di Monaldo dei Visconti di Campiglia nel 1392 e 1394.

Nel settembre del 1399 Bernardo Della Serra con i suoi soldati di ventura era ospite a Corbara da Francesco da Montemarte, quando un gruppo di 90 suoi fanti lasciando i propri alloggiamenti occuparono facilmente Fighine dove non trovano che 5 donne in quanto tutti gli abitanti si erano uniti alle processioni degli incappucciati bianchi ed avevano anche lasciato le porte della cinta muraria aperte. Intervennero prontamente i soldati di Paolo Orsini con 100 cavalli e quelli di Francesco da Montemarte con 100 fanti, i quali giunti a Fabro provarono, ed ottennero, la soluzione meno cruenta: gli occupanti lasciarono Fighine in cambio di 550 fiorini.

E’ in questo periodo che lo stesso Paolo Orsini occupa Fighine e lo vende al Papa per 200 fiorini e, successivamente, Papa Gregorio XII lo donò ai Monaldeschi della Cervara nel 1410.

Probabilmente sono questi i passaggi che poi renderanno travagliato il passaggio di Fighine alla Repubblica di Siena, dando motivo ad Orvieto ed alla Camera Apostolica di rivendicarne il possesso, mentre i senesi trattavano direttamente con la comunità fighinese ed i Visconti di Campiglia titolari di un plurisecolare diritto sul castello.

Nel 1421 Papa Martino V lo concesse a Luca e Paolo Pietro Monaldeschi della Cervara.

Passano quasi venti anni e Fighine viene nuovamente occupata, questa volta dai soldati di Baldaccio d’Anghiari che la tolgono a Paolo Pietro Monaldeschi: una prima occupazione avviene nel 1438 ed una seconda nel giugno 1440. Baldaccio verrà poi ucciso a tradimento in Palazzo Vecchio a Firenze nel 1441.

Nel frattempo erano maturi i tempi per sancire l’intesa relativa alla sottoscrizione degli accordi per il passaggio di Fighine al dominio senese: il 2 ottobre 1441 i rappresentanti della comunità di Fighine firmano i patti di sottomissione con Siena e il 10 ottobre 1443 Giovanni di Monaldo dei Visconti di Campiglia dona a Siena tutti i diritti che la sua famiglia aveva su Fighine (e San Casciano).

I senesi si trovarono subito a dover affrontare due problemi: la fortificazione di Fighine e, soprattutto, il problema demografico dato che le continue guerre e devastazione ne avevano ridotto notevolmente la popolazione. Per quanto riguarda il primo problema furono subito iniziati i lavori di costruzione della rocca affidandone, nel 1446, l’incaricò Bartolomeo di Biagio de Stinis; per quanto riguarda il secondo problema favorirono il ripopolamento di Fighine a guisa di colonia.

Sembrava tutto fatto e mentre i fighinesi vedevano rinascere il loro borgo le truppe pontificie nel 1451 occuparono Fighine, sottomettendo tutti quei cittadini senesi che l’avevano ripopolata e riedificata. L’occupazione pontificia si mantenne fino al 21 aprile 1464, quando il Papa Pio II, della famiglia senese dei Piccolomini, concesse Fighine in vicariato perpetuo a Siena. Il 19 maggio dello stesso anno la Comunità di Fighine rinnovò la sottomissione a Siena, e quest’ultima, riconoscendo la devozione dei fighinesi, confermò tutti i privilegi ed esenzioni precedentemente riconosciutigli.

Nel 1465 Papa Paolo II, succeduto a Pio II, pretese la restituzione di Fighine, ma i senesi riuscirono a convincerlo della fondatezza delle loro ragioni, così il 27 febbraio 1467 Messer Binda per la Repubblica di Siena e Giacomo Donato per la Chiesa fissarono i rispettivi confini della Terra di Fighine. Ripresero anche i lavori per la costruzione della rocca, questa volta affidati Maestro Giovanni Gori di San Quirico nel 1466. Nonostante tutti i trattati sottoscritti le rivendicazioni orvietane su Fighine non cessavano, vuoi anche per i possedimenti che enti ecclesiastici e privati cittadini orvietani avevano nel territorio fighinese, così ancora per molti anni il territorio fu soggetto ad una ostilità a bassa intensità sia militare che diplomatica. Sempre dal Diario Di Ser Tommaso di Silvestro vediamo come ancora a metà anni ’80 del XV secolo i Senesi non contenti ancora, avevano occupato più luoghi, e giornalmente li venivano occupando, fra i quali Montefreddo, mentre gli ambasciatori orvietani Alberto Magalotti e Sante Gualtiero chiedevano al Pontefice di poter riavere Fighine nel maggio del 1484.

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