La difesa di Roma: Raffaele Carletti

Premetto che le notizie su Raffaele Carletti sono poche, conosciamo solo data e circostanze della morte, sul resto della sua breve vita non abbiamo trovato nulla.

Quindi partiamo dal fondo: Raffaele riportò serie ferite in battaglia il 30 aprile 1849 e, a causa di quelle, morì all’Ospedale di Santo Spirito il 13 giugno 1849 alle 11:30 del mattino.

Ma dove e perché combatteva?

Siamo a Roma, il Papa Pio IX è fuggito a Gaeta. Dal 9 febbraio 1849 Mazzini, Saffi e Armellini hanno dato vita alla Repubblica Romana. Ispirata ai principi democratici, la nuova repubblica prevede elementi rivoluzionari ed innovativi per una città come Roma: il suffragio universale, l’abolizione della pena di morte e la libertà di culto.

Purtroppo per loro il corso della storia volgeva a favore dei restauratori e lo spirito rivoluzionario dei moti del 1848 aveva le ore contate. Gli austriaci avevano già invaso le Legazioni, il Granducato di Toscana, la Romagna e le Marche. Il Regno delle Due Sicilie, in mano al re Ferdinando II di Borbone, dava asilo al Papa ed al Granduca di Toscana. I Savoia erano impegnati a contenere il disastro della sconfitta di Novara nella Prima Guerra d’Indipendenza.

Roma era quindi accerchiata. E l’assedio vero e proprio lo posero i francesi del generale Oudinot sbarcati a Civitavecchia il 24 aprile 1849.

L’esercito in difesa di Roma era composto da corpi regolari (ex pontifici) e da volontari.

I corpi regolari erano composti da tre reggimenti di fanteria e due di fanteria leggera, dal reggimento Unione, dai Bersaglieri bolognesi del colonnello Mellara, dai Bersaglieri Lombardi, nei quali furono incorporati i Finanzieri del battaglione del Tebro del colonnello Manara, ed il reggimento Carabinieri del Calderai.

I volontari erano suddivisi fra la Legione Italiana, la Legione Romana, la Legione Bolognese, la Legione Universitaria, la Legione degli Emigrati, la Legione Polacca e Straniera, i Finanzieri mobili, la Legione Reduci e la Legione Medici. Seguivano la Civica mobile di Roma e quella dell’Umbria, la Squadra dei sette colli, ed il Battaglione della Speranza.

A differenza di molti altri toscani che facevano parte della Legione Medici, Raffaele Carletti era nella Legione Italiana di Garibaldi costituita dai reduci di Montevideo ed ingrossata poi con nuovi volontari in particolare del centro Italia. Raffaele non doveva far parte dei reduci uruguayani, almeno non ne ho trovato traccia in un elenco dei legionari che combatterono nel paese sudamericano. Molto probabilmente era stato reclutato in Toscana, forse a Firenze dove si era recato lo stesso Garibaldi a questo scopo.

Ma veniamo alla battaglia. Come detto siamo al 30 aprile 1849, il generale Oudinot con 5mila soldati si avvicina a Porta Cavalleggeri difesa dal colonnello Luigi Masi. I francesi pensavano che fosse una passeggiata e che i romani li avrebbero accolti in trionfo, vennero invece presi a cannonate e fucilate e mentre due palle una sopra l’altra aprono un pertugio sanguinoso nella colonna stipata che si avanza gli assalitori alcuni sbandaronsi pei vigneti, o ripararono dietro gli archi dell’acquedotto dell’acqua Paola, altri sparpagliaronsi su i clivi fiancheggianti la strada, affermano per comando del Generale, e sarà, ma lo sbandarsi l’ordinava il cannone del Calandrelli, non l’Oudinot. Un esercito professionale e ben disciplinato poteva essere rimesso in ordine, ed i francesi riparatisi iniziarono a rispondere ai colpi, sia con l’artiglieria, sia con i fanti del 20° e 33° reggimento di linea che attraverso un turbine di ferro e di fuoco si avventano contro i bastioni … li conduceva il generale Molliere cercando una via per penetrarci dentro.

Intanto Garibaldi che dall’alto del casino dei Quattro Venti osservava la battaglia ordinò ai suoi uomini della Legione Italiana (dove era Raffaele Carletti) di uscire da Porta San Pancrazio e attaccare i francesi. Nell’assalto rimase ferito lo stesso Garibaldi, ma i difensori sul finire della sera avevano respinto i francesi che tornarono a Civitavecchia. Ed è in questa battaglia che viene ferito gravemente anche Raffaele Carletti: ha ustioni di secondo grado al petto, al braccio ed all’avambraccio destro, all’avambraccio e mano sinistra ed alla faccia. Potrebbe essergli scoppiato il fucile mentre sparava? Fu ricoverato all’Ospedale Santo Spirito e morì il 13 giugno successivo.

Questo è il quadro della fine del nostro concittadino, come detto è difficile risalire alla sua vita precedente il 30 aprile 1849, compresa la sua nascita. I Carletti già all’epoca si dividevano tra Celle sul Rigo e San Casciano, anche se numericamente erano più quelli di Celle, ma spulciando in entrambi gli archivi parrocchiali non sono riuscito a trovare nessun Raffaele. C’è un Raffaello Candido Luigi Carletti nato l’8 ottobre del 1812 dai coniugi Angelo di Leonardo Carletti e Maddalena di Angelo Tiberi a San Casciano ma, a parte il nome simile, non corrisponde l’età, né a quella riportata nell’elenco dei feriti del 30 aprile (22 anni), né all’elenco dei caduti della Repubblica Romana (anni 18).

Invece Porta San Pancrazio, da dove uscì in battaglia la Legione Italiana c’è in qualche modo familiare, perché qui sorgeva la villa di Elpidio Benedetti che 200 anni prima era stato a San Casciano a curarsi con le nostre acque. La villa, detta del Vascello, fu quasi totalmente distrutta nella difesa della Repubblica Romana durante l’attacco francese del giugno 1849.

Una opinione su "La difesa di Roma: Raffaele Carletti"

  1. Il 9febbraio 1849 in Francia era stata proclamata la Repubblica, per cui, quando i Francesi sbarcarono a Civitavecchia, la città era occupata da un reggimento di bersaglieri che, ritenendo che i Francesi “repubblicani” fossero arrivati per dare manforte ai repubblicani romani non opposero alcuna resistenza e furono tutti disarmati dai Francesi. Questi ultimi si convinsero che sarebbero potuti entrare a Roma senza dover affrontare alcun combattimento. Ma le cose non andarono così. I Francesi seguendo la via Aurelia arrivarono a Porta Cavalleggeri ignorando che era stata murata. Mentre cercavano invano la porta per entrare in città, dal Gianicolo piombarono loro addosso le truppe di Garibaldi che ne fecero strage e in quel combattimento fu ferito il Carletti di San Casciano che morì una quindicina di giorni dopo.

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