I Visconti di Campiglia: il periodo orvietano

A seguito del burrascoso periodo della signoria di Pepo, l’intero feudo dei Visconti soffriva per le privazioni e le difficoltà provocate dalle continue guerre che erano state mosse contro Siena. La vita, già resa difficile dai conflitti, aveva nelle condizioni meteorologiche un nemico in più: nel 1268 piovve ininterrottamente per quattro mesi, da settembre a dicembre, impedendo la semina, rovinando la vendemmia e la raccolta delle olive e creando numerosi problemi alla circolazione visto che le strade erano logicamente sterrate e non esistevano ponti che sulle grandi arteria viarie come la Via Francigena. Nel 1303 si venne a creare la situazione opposta, tredici mesi di assenza di precipitazioni provocarono una tremenda siccità.

All’opposto il XIII secolo fu, per l’intera zona, ricco di avvenimenti religiosi, dapprima con l’opera di San Francesco d’Assisi, poi, nel 1263, con il miracolo di Bolsena dal quale nacque la festa del Corpus Domini. Nel 1300 in occasione del primo Giubileo, indetto da Bonifacio VIII, San Casciano inviò a Roma 20 fanti destinati, insieme a quelli di Orvieto, alla guardia della città e del Papa.
Tornando alla situazione politica la morte di Pepo favorì il progressivo smembramento del feudo fra i suoi discendenti. Una parte rimase a Campiglia ed entrò nella sfera d’influenza senese, l’altra al seguito di Giovanni, figlio di Napoleone, si trasferì a San Casciano partecipando alle vicende orvietane.
Nel 1315 San Casciano si schierò al fianco di Orvieto ed insieme ad altri castelli del Monte Amiata, della Val di Chiana e del Lago di Bolsena contro Montefiascone.
Intanto ad Orvieto la situazione politica andava precipitando, alla morte di Ermanno Monaldeschi (1337) la potente famiglia orvietana si divise in quattro rami: Monaldeschi della Cervara, Monaldeschi del Cane, Monaldeschi della Vipera e Monaldeschi dell’Aquila.
Nacque subito un dissidio fra i rami della Cervara e della Vipera che sfociò in breve in guerra aperta.
Il tutto ebbe inizio quando, dopo la morte di Ermanno, Benedetto rifiutò di dividere il potere con i nipoti, i Monaldeschi della Cervara. L’escalation nello scontro preoccupava le autorità cittadine, così fu deliberato che le due fazioni lasciassero Orvieto e vi facessero ritorno solo dopo essersi rappacificate. Mentre quelli della Cervara ordinatamente uscirono dalla città, quelli della Vipera fecero solo finta e quindi, dopo essere rientrati velocemente in Orvieto, chiusero tutte le porte e lasciarono fuori gli esterrefatti figli di Ermanno, che da allora vennero indicati con l’eloquente nome di Beffati, mentre quelli della Vipera, visto il loro cattivo animo, furono detti Malcorini.
Costretti all’esilio i Monaldeschi della Cervara si apprestarono a fortificare i loro castelli e consolidare le alleanze nel contado, dove si assicurarono l’appoggio di San Casciano (in virtù del matrimonio, celebrato nel 1327, tra Camilla dei Visconti di Campiglia e Corrado Monaldeschi, figlio maggiore di Ermanno, capostipite del ramo della Cervara, e grazie anche all’elargizione di un’ingente somma di denaro da parte dello stesso Corrado), Sarteano e Chianciano.
Negli anni seguenti tentarono, insieme con i loro alleati, di far ritorno in Orvieto ma tutti i tentativi armati furono vanificati dalla resistenza dei Malcorini. Nel 1340, dopo la peste, furono riammessi in città, ma dopo pochi mesi furono ricacciati. Nel 1342 fecero ritorno, ma ancora una volta Benedetto ed i suoi Malcorini, tenendo fede al loro soprannome, li attaccarono di sorpresa durante i festeggiamenti di un matrimonio e li costrinsero di nuovo all’esilio. Nel 1345 furono richiamati in città dal restaurato governo dei Sette che, approfittando dell’assenza di Benedetto impegnato a Sarteano, aveva chiuso fuori i Malcorini. Il 5 gennaio 1346 fu firmata la pace fra tutti i rami della famiglia Monaldeschi, ma l’idillio durò poco perché Benedetto, approfittando ancora una volta della fiducia dei Beffati, assassinò a tradimento lo zio ed un figlio di Corrado e i Monaldeschi della Cervara si ritrovarono ancora una volta fuori dalle mura della città.
Se i Beffati soccombevano all’interno di Orvieto, i Malcorini subivano continue sconfitte ne! contado, dove si riflettevano le divisioni cittadine. Così mentre San Casciano e Fighine parteggiavano per i Monaldeschi della Cervara, Cetona e Camporsevoli erano dalla parte dei Monaldeschi della Vipera e numerosi erano gli scontri che insanguinavano le nostre terre.
In seguito ai disordini che sconvolgevano Orvieto Giovanni di Vico prese il potere nella città, e nell’opera di repressione dei nemici interni fece distruggere, nel 1352, le mura di Fighine e Camporsevoli. L’anno seguente Innocenzo VI incaricò il cardinale Gil Alvarez Carrillo de Albornoz di restaurare l’autorità pontificia sui domini della Chiesa. Assoldato un piccolo esercito a Firenze, l’Albornoz affrontò i vari signori che erano sfuggiti all’autorità papale, consapevole dell’esiguità delle proprie forze militari fingeva di negoziare con loro e di sorpresa gli demoliva le piazzeforti. Il 9 settembre del 1354 a conclusione di un assedio portato avanti grazie anche all’appoggio dei Beffati cacciò Giovanni di Vico da Orvieto.
Il 1354 vide la discesa in Italia di Carlo IV di Boemia per essere incoronato imperatore a Roma dal Cardinale Bernardi, delegato dal papa Innocenzo VI residente ad Avignone. Dopo aver devastato lo stato di Perugia, ribelle, si recò a Chiusi, e poi passando da Camporsevoli e San Casciano proseguì per Roma. In questo viaggio di andata il suo esercito mantenne un contegno irreprensibile, ma nel viaggio di ritorno invece prese a vendere alle città che incontrava il diritto a restare tranquille, se Firenze con centomila fiorini si garantì l’incolumità non fu così per i territori della Val d’Orcia, della Val di Chiana e della Val di Paglia che furono devastati dalle truppe imperiali.
Ogni occasione era buona per sottolineare le differenze fra le due fazioni orvietane: nel 1378 quando ebbe inizio lo Scisma d’Occidente i Monaldeschi della Cervara si schierarono dalla parte del papa Clemente VII, eletto ad Avignone, e i Monaldeschi della da quella del papa eletto a Roma, Urbano VI.
E’ in questo periodo che troviamo Monaldo di Giovanni dei Visconti di Campiglia, signore di San Casciano, partecipare alla guerra e rivestendo un ruolo importante nel territorio settentrionale del contado di Orvieto.
Quotidianamente vi erano scontri e uccisioni, le azioni belliche più rilevanti furono mosse proprio da Monaldo che nel 1378 assalì il Conte Ugolino a Cetona senza però riuscire ad espugnare il castello, nel 1383 invece riuscì a conquistare la rocca di Celle, nel 1392 inviò un suo uomo d’arme, Bigordo, a riconquistare Fighine che da un paio d’anni era caduta nelle mani del capitano Gian Tedesco, poi nel 1394 fu costretto ad inviare nuovamente i suoi soldati contro Fighine che era in mano dei Malcorini e fecero strage dei nemici che vi si erano arroccati.
La guerra fra Beffati e Malcorini si protrarrà fino al 1467, ma Monaldo l’abbandonerà prima sottoponendosi a Siena e concludendo quindi il dominio della famiglia dei Visconti di Campiglia su San Casciano e Fighine.

Orvieto Cathedral, Umbria, Italy. Orvieto is noted for its Gothic cathedral, or duomo. The church is striped in white travertine and greenish-black basalt in narrow bands.

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