I Visconti di Campiglia: l’età feudale

Già nel XII secolo l’importanza della famiglia dei Visconti di Campiglia era notevolmente cresciuta, tanto che arrivarono a sfidare l’autorità papale ed imperiale strappando nel 1155 dalle mani del Cardinale Odone, nei pressi delle Briccole in Va d’Orcia, Arnaldo da Brescia, il monaco eretico che andava predicando il ritorno alla povertà evangelica e l’abbandono del potere temporale da parte della Chiesa, fino alla breve costituzione del libero Comune di Roma. La sfida all’autorità papale lanciata dai Visconti con la protezione accordata all’ex monaco bresciano doveva presto interrompersi di fronte alle truppe di Federico Barbarossa, che ottennero con la forza la consegna di Arnaldo per poi avviarlo al rogo.

L’intervento del Barbarossa, dettato più che altro dalla necessità di non compromettere i rapporti con il Papa in vista della propria incoronazione imperiale, non ebbe strascichi nei rapporti con i Visconti, del resto molti partigiani dell’imperatore non nascosero simpatie per le idee di Arnaldo, ed a conferma di questo vi è la protezione accordata nel 1170 dall’imperatore Federico ai Visconti di Campiglia.

Fra i possessi dei Visconti c’era anche San Casciano e tutto il territorio circostante, Celle, Fighine, Trevinano.

Proviamo ad immaginare quale fosse la situazione del nostro paese intorno all’anno Mille, nel primo periodo della dominazione feudale: le terme sicuramente erano in ombra, del resto il cristianesimo aveva sempre avversato le località termali, considerandole luogo di perdizione per la vita dissoluta che i romani vi conducevano, e l’insicurezza delle strade e quindi la rarefazione degli spostamenti, limitati a pochi e potenti personaggi protetti da poderose scorte, aveva definitivamente compromesso la pratica termale. Molti centri durante l’oblio altomedievale persero ogni traccia del loro passato termale, quelli che sopravvissero lo fecero solo grazie alla presenza ed alla conservazione delle strutture murarie. San Casciano fu certamente fra questi ultimi, come testimonia la sua presenza fra i maggiori centri che, a partire dal XIII secolo, furono coinvolti dalla generale ripresa del termalismo. Nel periodo a cavallo fra il primo ed il secondo millennio San Casciano doveva vivere una fase di transizione dal punto di vista urbanistico, probabilmente si stava concludendo la fase di abbandono delle ampie zone abitate nei pressi delle terme a favore del più sicuro sito dell’attuale centro storico. E’, infatti, in questo periodo che si va consolidando il toponimo di San Cassiano in luogo di Santa Maria, segnale che ormai l’antica pieve non aveva più un ruolo centrale nella vita sancascianese. Sarebbe stato interessante, a questo proposito, conoscere la data del documento visto dallo Schiavetti nel XVI secolo circa la presenza a San Casciano di 700 famiglie, ma purtroppo il sacerdote sancascianese si limita a fissarla ad un vago prima delle guerre, come se i conflitti allora fossero una rarità. Anche se i numeri non sempre esprimevano una grandezza reale, ma piuttosto un’idea di grandezza, dobbiamo ammettere che la cifra di 700 esprimeva una dimensione sancascianese almeno doppia rispetto a quella che per esempio si avrà nel XVII e XVIII secolo quando le famiglie supereranno di poco il numero di 300, e dimensione doppia doveva avere il patrimonio immobiliare se si considera che dalle relazioni del Gherardini e del Pecci ad oggi il nostro centro storico non ha subito sensibili variazioni

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