I nobili alle terme: Una morte improvvisa

10 settembre 1779, l’Arciprete Giovanni Pietro Olivieri sta celebrando la Messa nella cappella dell’Arcipretura, quando improvvisamente si consuma un dramma: uno dei fedeli presenti alla celebrazione si sente male, sorpreso da febbre infiammatoria con attacco di petto. La situazione è critica, l’Arciprete Olivieri e il frate cappuccino Padre luigi da Siena gli prestano i primi soccorsi ed i conforti spirituali: confessione, viatico ed estrema unzione. Il malato è ormai pronto a passare a miglior vita, ma resiste e rimanda l’appuntamento con la morte. La preoccupazione è grande in tutti, anche perché si tratta del Principe Lorenzo Colonna 11° Principe e Duca di Paliano; Gran Connestabile del Regno di Napoli; Principe Assistente al Soglio Pontificio; Principe di Castiglione; Principe di Sonnino; 10° Duca di Tagliacozzo; Duca di Miraglia; 8° Duca di Marino; Marchese di Giuliana; Marchese di Cave; Conte di Chiusa; Conte di Ceccano; Barone di Santa Caterina; Signore di Genazzano, Rocca di Papa, Rocca di Cave, Pofi, Morulo, Castro, Giuliano, Sgurgola, Salvaterra, Aydone, Burgio, Contisa, Valcorrente, Coltumaro, Val Demone e Val di Mazzara; Nobile Romano; Patrizio Napoletano; Patrizio Veneto e Grande di Spagna di prima classe; Cavaliere dell’Ordine del Toson d’Oro; Cavaliere dell’Ordine di San Gennaro; Ambasciatore Straordinario del Re di Napoli per la presentazione della Chinea al Papa nel 1758 e 1769. Forse uno degli ultimi grandi personaggi venuti a curarsi a San Casciano prima del declino ottocentesco.

Era nato a Roma l’11 giugno 1723. Nel 1759 aveva sposato Marianna d’Este Principessa di Modena e Reggio.

Da molto tempo (l’Arciprete Olivieri ci dice da 12 anni) soffriva in particolare per una piaga dovuta ad un sarcoma con fistola nell’ano. Il Principe decise così di venire a curarsi a San Casciano, accompagnato dal Marchese Balbi, dal chirurgo Fabiani e personale di servizio e fu ospitato dall’Arciprete Olivieri.

La cura ebbe effetto (quasi sicuramente fece ricorso all’Acqua del Bagno Grande usata in doccia), recuperò la salute e finalmente riuscì a poter mangiare, e dormire con buona digestione, in quiete, cose che ormai da molti anni non riusciva più a fare.

Contento, quel 10 settembre, si apprestava a ripartire con destinazione Firenze dopo aver ascoltato la Messa dell’Arciprete Olivieri. Quel viaggio non lo intraprese mai.

Messo a letto furono tentate le prime cure, sia mediche che spirituali con gran rassegnazione alla Divina volontà, e di perfizzione cristiana. Ma incombevano anche i problemi terreni, e fu chiamato il notaio Marcello Prosperini per raccogliere il complesso testamento del Principe, compreso un lascito di 50 scudi per i poveri di San Casciano al quale doveva provvedere il cappuccino Padre Luigi, chiedendo in cambio la celebrazione di duemila (!!!) Messe in suffragio della propria anima dopo la sua morte. Morte che avvenne alle 2 di notte del 2 ottobre 1779.

Se fino a questo momento la cosa era stata impegnativa, dopo la morte divenne anche complicata. In genere i forestieri che morivano a San Casciano, bagnaioli o gente di passaggio che fossero, venivano sepolti in uno dei tanti sepolcreti all’interno della Collegiata, di solito o in quello dell’Opera o in quello dei Preti se erano religiosi. Ma capitava, di rado, che la salma dovesse essere trasferita nel luogo di residenza del defunto, e al tempo la cosa non era facilissima. Questo fu uno di quei casi. In più, non dimentichiamoci, che dovevano essere anche dette le famose duemila Messe. Si mise in moto quindi una doppia macchina, una pratica ed una religiosa.

Subito dopo la morte furono messi al sicuro e sigillati tutti i documenti, i soldi, i gioielli ed i vestiti del Principe. In ossequio al Privilegio Apostolico del quale godeva la famiglia Colonna, si allestì un Altare nella camera dove era il morto e si iniziarono a celebrare le Messe in continuo. Nel frattempo veniva allestita la Sala dell’Arcipretura per esporre il defunto, con relativo altare sul quale si alternavano a dire Messa tutti i Canonici e i Frati Cappuccini venuti a dare una mano ai loro colleghi secolari. Sistemato il corpo del Principe nella nuova stanza iniziò la visita della salma con concorso di popolo continuo.

La mattina del 3 ottobre il Professore chirurgo Pietro Fabiani di Roma, che aveva accompagnato il Principe nel soggiorno a San Casciano, i chirurghi Pistoj di Siena e Angeloni da Pieve Santo Stefano ed il Medico Mora di Roma, assistiti dal nostro medico Annibale Bastiani iniziarono l’autopsia dell’illustre cadavere, rinvenendo così tanti organi malati che più che capire le cause della morte, conclusero che era sin qui vissuto per miracolo. Finita l’autopsia, furono raccolte le viscere in un vaso di terracotta chiuso con coperchio in legno e cartapecora e sigillato con pece. Il cadavere fu poi imbalsamato, riempito di erbe profumate, ricucito, vestito con gli abiti nobiliari e deposto in una cassa d’abete con un tubo di ottone contenente un cartiglio in pergamena con le generalità, età e titoli del defunto: D. Lorenzo Gran Connestabile Colonna d’Anni 58 morto in S. Cascian de Bagni il 2 ottobre 1779. La cassa fu quindi inchiodata e sigillate le giunture interne ed esterne con panno grosso intriso di pece, quindi il tutto legato con un trecciolo nero e dove la corda si sovrapponeva vi fu apposto il sigillo con cera di Spagna e posta la salma nella Chiesa di Sant’Antonio dove era uso portare i cadaveri.

Nel frattempo si continuavano a celebrare le Messe, anche con l’aiuto dei sacerdoti dei paesi vicini, rimanendo in attesa delle istruzioni dalla famiglia Colonna su come si dovesse procedere al trasferimento della salma. A regola l’Arciprete Olivieri avrebbe dovuto accompagnare la salma e consegnarla personalmente al parroco della chiesa di destinazione, a Paliano.

Il 5 ottobre la cassa fu inserita in una ulteriore cassa di Noce e sigillata anche questa, quindi fu portata nella Collegiata e deposta in una nuova fossa pavimentata e chiusa a volta vicino alla porta della navata destra nei pressi dell’altare di Santa Caterina, lo spazio fu contornato con mattoni e gesso e vi fu posto lo stemma dei Colonna. La salma del Principe Lorenzo Colonna rimase nella nostra Collegiata per tre anni, il 12 ottobre 1782 giunsero a San Casciano Don Giovan Battista Paperi, uno dei cappellani di casa Colonna a Roma e Padre Gaetano Rosci, curato della basilica dei Dodici Apostoli di Roma, con una lettera di Filippo III Colonna per prelevare la salma del babbo Lorenzo. Avuti i permessi dal Vescovo di Chiusi, mons. Giuseppe Pannilini, del Podestà, degli Operai della Collegiata e del Notaio Pietro Amati, alla presenza di Annibale Bastiani e Pietro Donnini il 14 ottobre 1782 fu estumulata la salma del Principe e consegnata ai due prelati per l’ultimo viaggio verso Paliano.

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