Dell’Insigne Collegiata di San Leonardo: Gli Arcipreti

Con la morte di Don Antonio Nutarelli è, per la ventesima volta, vacante la titolarità della nostra parrocchia. Insieme al ricordo di Don Antonio proviamo a ricordare tutti gli Arcipreti che si sono succeduti dalla fondazione della Collegiata ad oggi.

L’insigne Collegiata sotto il titolo di San Leonardo fu istituita il 14 ottobre 1618 e fu stabilito che il primo Arciprete fosse scelto tra uno dei tre Curati Porzionari che fino ad allora avevano retto la nostra Parrocchia. La votazione del Consiglio della Comunità fu tra don Domenico e don Orazio, entrambi della famiglia Fabbrucci, la spuntò il primo con 102 voti a favore contro i 42 del secondo.

Fu quindi Don Domenico Fabbrucci il primo arciprete della nostra Insigne Collegiata. L’intervento di Don Domenico fu determinante per arrivare alla costituzione della Collegiata e l’elezione ad Arciprete fu senza dubbio il giusto riconoscimento per quanto fatto. Il suo incarico durò però appena quattro anni (dal 1618 al 1622).

Il secondo arciprete fu Don Rutilio Starni (dal 1623 al 1649). Durante il suo incarico San Casciano si trovò sulla linea del fronte della Guerra di Castro che vedeva il Granducato di Toscana fronteggiarsi con gli eserciti papalini dei Barberini e che nell’estate del 1643 portò a due assalti (sempre respinti) delle truppe pontificie al nostro castello. Ebbe modo di conoscere Mattias de’ Medici, fratello del Granduca e Governatore di Siena, il quale venne diverse volte a San Casciano. Nell’inverno del 1638 morì di freddo, sulle scale della Chiesa della Concezione, Pietro, un eremita al quale venne negata l’ospitalità da parte delle famiglie sancascianesi e che per tardiva riparazione fu sepolto nella stessa chiesa, attribuendogli il titolo di Beato.

Il terzo arciprete fu Don Fabio Manni (dal 1649 al 1656), nipote di Aurelio Manni, il sancascianese stretto collaboratore del Granduca Cosimo I. Don Fabio però non prese mai l’effettivo possesso della carica, usufruendo di una dispensa per i suoi impegni romani, al suo posto resse l’arcipretura Don Attilio Bulgarini. In questo periodo, nel 1653, si conclusero i lavori di ampliamento del Convento dei Cappuccini.

Queste prime nomine coinvolsero le più influenti famiglie sancascianesi: Fabbrucci, Starni, Manni e Bulgarini, delle prime due abbiamo ancora testimonianza delle tombe di famiglia all’interno della Collegiata stessa.

Il quarto arciprete fu Don Innocenzo Paladini (dal 1656 al 1688). Durante il suo incaricò fu eretto il Canonicato della Desponsazione di Maria Santissima nel 1686.

Il quinto arciprete fu Don Mariano Anziani (dal 1688 al 1690). Durante il suo incarico iniziò una speciale venerazione del popolo sancascianese per l’immagine della Madonna delle Grazie donata dai coniugi Baldanzi al Convento dei Cappuccini.

Il sesto arciprete fu Don Carlo Sallustio Starni Drelli, discendente di quel Sallustio che per due volte andò ambasciatore a Siena per sollecitare l’autorizzazione alla fondazione della Collegiata. Rinunciò all’incarico dopo solo 3 mesi, dal 15 maggio al 22 luglio 1690 per motivi di salute.

Il settimo arciprete fu Don Domenico Ercolani (dal 1690 al 1716). Durante il suo incaricò fu eretto il Benefizio della Santissima Annunziata il 17 gennaio 1695.

L’ottavo arciprete fu Don Antonio Girolamo Lucarini (dal 1717 al 1745). Durante il suo incarico, il 9 luglio 1737, morì Gian Gastone, l’ultimo Granduca della famiglia de’ Medici ed ebbe inizio la dinastia degli Asbugo-Lorena con Francesco I. Il 22 settembre 1721 il Vescovo di Chiusi Gaetano Maria Bargagli incoronò l’immagine della Madonna delle Grazie nel Convento dei Cappuccini, ed i festeggiamenti organizzati dal Cancelliere comunitativo Mario Giuliani, durarono otto giorni con gran concorso della gente di San Casciano e dei paesi vicini, in particolar modo delle donne di Celle. Il 26 settembre 1723, con una grande e solenne festa, venne esposta nella Collegiata la reliquia di San Cassiano in virtù dell’accordo dell’ottobre del 1722 tra la Comunità di San Casciano dei Bagni e quella di Città della Pieve per lo scambio delle reliquie dei rispettivi patroni: i Santi Gervasio e Protasio per Città della Pieve e San Cassiano per la nostra comunità.

Il nono arciprete fu Don Alessandro Neri (dal 1745 al 1761). Durante il suo incarico il Granduca Francesco III di Lorena fece applicare il calendario gregoriano nello Stato Toscano con decreto del novembre 1749.  Venne quindi sostituito il 1° gennaio al 25 marzo quale primo giorno dell’anno, superando il calendario “ab Incarnatione Domini” ed uniformandosi così agli altri Stati che già adottavano il Calendario Gregoriano del 1582.  Nel 1748 iniziarono i lavori alla chiesa di Sant’Antonio, alla quale venne dato un aspetto barocco grazie alla realizzazione dell’abside circolare e delle colonne in finto travertino. Dieci anni dopo mastro Pietro Speroni di Varese terminò gli stucchi che decorano la chiesa.

Il decimo arciprete fu Don Lorenzo Monaldi (dal 1762 al 1766). Durante il suo incarico ebbe inizio la costruzione della nuova Collegiata.

L’undicesimo arciprete fu Don Giovanni Pietro Olivieri (dal 1767 al 1801). Fu l’Arciprete della ricostruzione della Collegiata secondo il progetto dei Fratelli Barchi di Montepulciano. Ospitò il Granduca Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena nella sua visita a San Casciano del 24 ottobre 1769, ed al Granduca si dovrà più volte rivolgere per ottenere i finanziamenti necessari al completamento dei lavori, nel 1775 poté inaugurare la nuova Collegiata. Gli ultimi anni del suo incarico furono difficili: dal lato religioso il Sinodo di Pistoia aveva introdotto le idee gianseniste del Vescovo Scipione de’ Ricci ed anche del nostro Vescovo Giuseppe Pannilini che, tra l’altro, porteranno alla soppressione delle antiche compagnie di Sant’Antonio e della Santissima Concezione e promuoveranno la riforma del breviario, la riduzione delle novene, delle processioni e delle feste; dal punto di vista politico saranno anni caratterizzati dall’invasione dell’Italia da parte delle truppe napoleoniche e dall’insorgere del movimento del Viva Maria e delle crisi e tensioni derivanti dal’innalzamento del prezzo del grano e quindi del pane. Nell’ottobre del 1777 una tremenda serie di scosse sismiche devastò San Casciano ed i paesi vicini, per porre fine alle distruzioni il popolo sancascianese fece voto alla Madonna del Rosario e da allora è considerata Avvocata di San Casciano e la sua immagine è conservata nelle nostre case.

Il dodicesimo arciprete fu Don Filippo Fratini (dal 1802 al 1838). Con 36 anni di incarico è il secondo Arciprete in termini di durata. Nominato nel pieno del periodo napoleonico si trovò a gestire le continue riforme amministrative dell’imperatore francese, compresa l’annessione del 1808 alla Francia e la successiva restaurazione a partire dal 1814. La parrocchia si trovò ad affrontare una delle più gravi crisi economiche della sua storia per via del debito contratto dal Canonico Don Mariano Polidori. Don Mariano ebbe dal Comune la somma di mille scudi per fare pane da vendere ai poveri a basso prezzo. Il Comune aveva preso quei soldi a prestito, mentre il Polidori invece di restituirli ci finanziò il restauro del campanile che minacciava di crollare. Il Comune non poteva quindi restituire il prestito ed il tutto finì davanti al Tribunale, finendo per far nominare un Commissario dal Sottoprefetto di Montepulciano. Per ripianare il debito con il Comune ci volle un Beneplacito Apostolico grazie al quale tutte le Messe celebrate dai Canonici venivano applicate in favore dei benefattori che contribuivano al reperimento delle somme necessarie. Per risparmiare si arrivò addirittura a sostituire la predica con la lettura di un breve passo della vita di Gesù per consumare meno cera. Il 7 maggio 1811, con le soppressioni napoleoniche, venne chiuso il Convento dei Cappuccini.

Il tredicesimo arciprete fu Don Luigi Focacci (dal 1839 al 1874). Fu l’Arciprete dell’Unità d’Italia, ha vissuto i moti del ’48 che sconvolsero l’Europa, la Repubblica Romana dove trovò la morte Raffaele Carletti (originario di San Casciano o di Celle), le speranze e le delusioni dei patrioti nei confronti di Pio IX, il plebiscito ed i passaggi dei Garibaldini per la conquista di Roma.

Il quattordicesimo arciprete fu Don Francesco Manciati (dal 1878 al 1889). Di lui non possiamo non ricordare l’enorme passione per l’archeologia, fu l’ultimo ad occuparsene nel nostro territorio, scavando e rinvenendo edifici, statue, idoletti e, soprattutto, monete che costituivano una ricca collezione sparita nel nulla, della quale ci è rimasto solo l’inventario e alcune memorie sugli scavi ed i ritrovamenti effettuati.

Il quindicesimo arciprete fu Don Oreste Boni (dal 1889 al 1916). Nella lapide custodita nella cappella del cimitero di San Casciano possiamo conoscere i tratti del suo ministero sacerdotale:
uomo integro retto sacerdote pio esemplare
zelantissimo per la sua chiesa
di cui difese i sacri diritti
padre caritatevole dei poveri
ne sollevò la miseria
cuore aperto sensibilissimo
sentì l’altrui sventura
le sofferenze del fiero morbo
offrì grato l’olocausto a Dio

Proprio sul finire dei suoi anni ebbe inizio la Prima Guerra Mondiale.

Il sedicesimo arciprete fu Don Giuseppe Manciati (dal 1917 al 1935). L’inizio del suo incarico non fu dei migliori, assunta la dignità di Arciprete il 17 febbraio del 1917 si trovò subito ad affrontare gli echi, i lutti e l’ansia per i prigionieri della disfatta di Caporetto del 24 ottobre e di lì a poco il diffondersi dell’epidemia della spagnola. Accolse il feretro del nipote, il Capitano Arturo Manciati, deceduto eroicamente sulle Alpi nella Prima Guerra Mondiale.

Il diciassettesimo arciprete è stato Don Francesco Benocci (dal 1936 al 1986). E’ l’arciprete che molti di noi ancora ricordano di persona. Originario di Petroio è stato per 50 anni parroco della nostra comunità, il più lungo periodo mai raggiunto fino ad ora nella carica di arciprete. Il suo incarico ebbe inizio alla vigilia del secondo conflitto mondiale, tra le privazioni ed i pericoli che la nostra comunità ha affrontato in quei tristi anni, poi la ricostruzione, lo spopolamento alla ricerca del lavoro nelle città, la “timida” introduzione delle novità del concilio Vaticano II, di lui ricordiamo le funzioni serali in latino, le feste solenni con i vecchi rituali, le ultime celebrazioni della Triennale.

Il diciottesimo arciprete è stato Don Italo Ricci (dal 1986 al 1997). Si è trovato a gestire le difficili condizioni strutturali delle nostre chiese, dalle coperture della Collegiata e di Sant’Antonio a quella del Palazzo dell’Arcipretura. E’ stato l’arciprete che ha portato le novità conciliari nella nostra parrocchia, in particolare nella liturgia e nelle celebrazioni. Dopo una lunga malattia è scomparso il 16 aprile 2019.

Il diciannovesimo arciprete è stato Don Priamo Trabalzini (dal 1997 al 2012). Lo abbiamo conosciamo tutti, ritiratosi a riposo è scomparso il 1 gennaio 2019. Anche lui come Don Italo ha dovuto affrontare il restauro delle chiese, impegnandosi anche nel recupero delle opere d’arte presenti e introducendone di nuove. A lui si deve la nascita del Montepiesi anche nella nostra versione sancascianese, il Concerto di Capodanno e la Festa dell’Anziano.

Il ventesimo arciprete è stato Don Antonio Nutarelli, dal 18 novembre 2012 alla sua morte il 9 febbraio 2022.

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