Gli spagnoli alle terme: Don Alonso de Torralba

Domenica 10 giugno 1708, San Casciano si appresta a vivere una splendida giornata di festa.

Dal primo giugno è a San Casciano l’Agente dell’Ambasciata di Spagna a Roma Don Alonso de Toralba.

Per Don Alonso si tratta del secondo soggiorno a San Casciano, era già venuto il primo settembre del 1707 e qui era stato raggiunto dalla notizia della nascita di Luigi, il primogenito di Filippo V Re di Spagna e di Maria Luisa di Savoia, avvenuta a Madrid pochi giorni prima, il 25 agosto.

Preso alla sprovvista, Don Alonso non poté festeggiare degnamente il lieto evento, cosa che si ripromise di fare in pompa magna l’anno dopo. E il primo giugno del 1708 fece di nuovo ritorno, ospitato ancora una volta da Maria Maddalena Drelli, carico di doni.

Essendo sacerdote e Diplomatico di Sua Maestà Cattolica, alle cerimonie non poteva far mancare la celebrazione di una solenne Messa e l’esposizione del Santissimo Sacramento in un tripudio di lumi. Alla Collegiata donò anche un ostensorio d’oro e argento.

A suggellare ancora di più questa giornata di grande festa, Don Alonso rivestì dodici bambine e dodici bambini delle famiglie più povere del paese, così come non mancarono generose elemosine a tutti gli altri poveri.

Don Alonso de Toralba, proprio per il suo incarico diplomatico a Roma, fu impegnato nella crisi dovuta all’investitura del francese Filippo Borbone al regno di Spagna che portò nel 1701 alla guerra fra la coalizione di Austria-Inghilterra-Olanda e la Francia. Nell’ambito di questa crisi si inserivano anche le investiture per i reami soggetti alla corona di Spagna come il Regno di Napoli, che ufficialmente era una dipendenza feudale della Chiesa, e proprio in questa fase si inserisce Don Alonso de Toralba.

Il nuovo pontefice Clemente XI non aveva intenzione di acconsentire ad una trasmissione automatica del Regno di Napoli nel corso di una crisi dinastica come quella in atto, e l’atto formale di vassallaggio era rappresentato dalla consegna annuale al Pontefice di una chinea, ovvero una cavalla bianca scelta fra le più belle del Regno di Napoli, e questo era impedito dalla corte papale a conferma della sospensione dei patti feudali.

A Don Alonso, uomo di rigiro e d’accortezza, fu affidato il difficile compito di portare a terminare la consegna nel giorno dedicato, la vigilia di San Pietro e Paolo. Don Alonso attese che il Papa e la sua corte fossero riuniti a celebrare il vespro nella Cappella Pontificia e con uno stratagemma fece entrare la chinea nel cortile del Palazzo Pontificio, il cavallo era infatti attaccato ad un carretto ordinario e la ricca gualdrappa intessuta di ricami in oro era nascosta da una più rozza posata sopra. Don Alonso si recò al Tribunale della Camera Apostolica a consegnare anche la cedola per il pagamento del consueto tributo e indicò ai funzionari pontifici cavallo e carretto, quindi si allontanò. Benché le procedure formali fossero state tutte eseguite il Papa rifiutò di riscuotere il tributo e la povera cavalla fu cacciata fuori, affamata girovagò per Roma finché non fu presa da un soldato che la vendé per 22 paoli. Si dice anche che in questa occasione non fosse la solita bella cavalla, ma la brenna più sfiancata, spelacchiata e famelica che si riuscì a trovare in tutta Roma, così che l’atto feudale assumesse volutamente un carattere sommamente burlesco e, quindi altamente offensivo per la Santa Sede.

Luigi I, Re di Spagna

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