L’eroe: Arturo Manciati

A 105 anni dalla scomparsa ricordiamo il Capitano Arturo Manciati, nato a San Casciano dei Bagni il 20 febbraio 1886 e morto l’11 dicembre del 1916 a Ligosullo, in provincia di Udine. Ad Arturo Manciati è intitolata la via di accesso a San Casciano dei Bagni.

Figlio di Giovanni e di Aurora Buoni, intraprese la carriera militare arruolandosi come volontario nel 3° Reggimento Fanteria tra gli allievi sergenti nel 1904, grado che raggiunge il 29.12.1905 e poi, dal primo gennaio 1908, quello di Sergente Maggiore. Nello stesso 1908 entra alla scuola militare e dal 17 settembre 1910 è Sottotenente del 51° Reggimento Fanteria.

Trasferito al 52° Reggimento Fanteria è mobilitato per la Tripolitania e Cirenaica e l’8 novembre 1911 parte da Napoli per l’Africa. Rientrerà in Italia dal 17 aprile al 29 ottobre del 1912 per poi tornare in Libia. Il 17 settembre 1913 è promosso al grado di Tenente e fa richiesta per essere trasferito al Regio Corpo di Truppe Coloniali ed è assegnato al 6° Battaglione Indigeni. Rientra in Italia con una licenza di 30 giorni nella primavera del 1914 per poi tornare a Massaua e viene subito assegnato al 7° Battaglione Indigeni e, dal primo settembre 1915, al 1° Battaglione Indigeni insieme alla promozione a Capitano.

In Africa gli fu riconosciuto un Encomio Solenne per aver “Con intelligenza ed ardire coadiuvava efficacemente il proprio capitano in operazione notturna, destinata a sorprendere e castigare un gruppo di ribelli. Sel Adisa, 15 dicembre 1913” e la Medaglia a Ricordo delle Campagne d’Africa come Tenente del 7° Battaglione Indigeni del Regio Corpo truppe coloniali dell’Eritrea.

Nel frattempo l’Europa è in piena Prima Guerra Mondiale e, dal 24 maggio 1915 anche l’Italia ha dato avvio alle operazioni militari contro l’Austria-Ungheria. Le truppe coloniali sono in sovrannumero e anche ad Arturo viene concessa una licenza ordinaria di 129 giorni dal 3 dicembre 1915 cessando di appartenere al Regio Corpo di Truppe Coloniali dell’Eritrea. Dopo appena due mesi di rientro in Italia Arturo viene assegnato, quale Capitano, alla 34ª Compagnia del Battaglione Susa del 3° Reggimento Alpini. Le unità del 3° presero parte alle principali battaglie: nella valle dell’Isonzo, in Carnia, sul monte Adamello e sul monte Grappa, accusando il più alto tributo di sangue di qualsiasi altro Reggimento del Regio Esercito con quasi 17.000 Alpini tra morti e feriti.

E in Carnia, a Rio Michel-Casera Culet di Ligosullo, trovò la morte Arturo Manciati l’11 dicembre 1916. Tanta era la neve che dall’inizio di novembre cadeva sulle cime alpine, e tante erano le valanghe che si susseguivano mietendo vittime tra i soldati italiani ed austriaci (se ne stimano 10mila solo tra il 10 e il 13 dicembre). Sotto una di queste valanghe erano finiti alcuni nostri soldati, era necessario andare a cercare di salvarli e Arturo “Volontariamente si offriva per portare soccorso a bersaglieri travolti da valanghe, e veniva egli stesso sepolto da un’altra valanga, da cui fu estratto cadavere: nobile esempio di generoso ardimento e altruismo”, come ci ricorda la motivazione per la Medaglia di Bronzo al Valor Militare che, per questa azione, fu conferita al nostro concittadino insieme alla Croce al Merito di Guerra alla Memoria (concessa il 16 novembre 1923).

Il Maggiore Appiotto, Comandante del Battaglione Susa del 3° Reggimento Alpini, così scriveva al padre di Arturo, Giovanni:

Signore,
Ho ritardato a scriverle perché non mi sentiva l’animo di essere il primo a darle annunzio della morte di Suo figlio Arturo.
Come Ella già saprà, Egli fu travolto da una valanga l’11 corrente mentre tentava, con altri valorosi, di portare soccorso ad una pattuglia di Bersaglieri.

Da pochi mesi avevo ai miei ordini Suo figlio, riconobbi però subito in lui le non comuni qualità di carattere, di alto sentimento patrio, di intelligenza.
Per me, pel Battaglione Susa è una grave perdita.

Egli trovò gloriosa morte nel compiere un nobile atto di altruismo e di sublime coraggio, onorante la Sua memoria e la Sua famiglia, ma non lascia per questo, meno in noi, suoi camerati, un dolorosissimo rimpianto.
Le Sue spoglie, piamente composte, ebbero onorata sepoltura presso il suo reparto e vicino ai due militari di truppa (un alpino ed un finanziere) a lui compagni di ardimento.
Non so, creda Signore, trovare parole di conforto per la perdita di un tal figlio.
Con profondo ossequio e vivo cordoglio
.

Dev.mo
Maggiore Appiotto

La salma di Arturo Manciati fu riportata a San Casciano il 30 luglio del 1923.

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