Da Urbino a San Casciano

Estate 1504, assedio di Cesena, uno dei comandanti delle truppe di Urbino cade da cavallo e Giammaria Mazzuchelli nella sua opera “Gli scrittori d’Italia, cioè, notizie storiche e critiche intorno alle vite e agli scritti dei letterati italiani” (Brescia, Bossini, 1753-1763) ci dice che l’incidente “gli smosse in guisa un piede, che penò poi molto a riaversene”.
Cesena, dal 2 agosto 1502 era la capitale del Ducato di Romagna, dominio di Cesare Borgia il “Valentino”, un personaggio che incrocerà diverse volte la storia di San Casciano.

Ma chi era il comandante infortunato? Baldassarre Castiglione, uno dei principali protagonisti del Rinascimento che possiamo ascrivere alla lista dei bagnajoli illustri delle nostre terme.

Per descrivere il Castiglione prendiamo in prestito la descrizione che troviamo nella presentazione della mostra “Baldassarre Castiglione e Raffaello. Volti e momenti della vita di corte” a cura di Vittorio Sgarbi ed Elisabetta Soletti che si è tenuta nel 2020 presso la Sala del Castellare nel Palazzo Ducale di Urbino: “figura di primo piano nel clima culturale e nel quadro politico dei primi decenni del Cinquecento. La sua opera più famosa è Il Cortegiano, edito a Venezia nel 1528, uno dei primi grandi libri europei, diffuso in Italia e in tutta Europa nel XVI secolo, tradotto in spagnolo, francese, inglese, tedesco, polacco e latino. Nel 1504 Castiglione si trasferisce a Urbino, alla corte di Guidobaldo da Montefeltro. Durante gli anni urbinati compie numerose missioni, tra cui quella del 1506 in cui si reca in Inghilterra presso Enrico VII. Dal 1513 al 1516 in qualità di ambasciatore del Duca di Urbino si stabilisce a Roma durante il papato di Leone X. Rientrato a Mantova, nel 1520 Castiglione abbraccia lo stato ecclesiastico e nel 1524 viene nominato da Clemente VII nunzio apostolico in Spagna alla corte di Carlo V. Muore a Toledo di febbre pestilenziale, a cinquantuno anni, l’8 febbraio 1529”.
Ad Urbino, insieme al Castiglione c’è anche Raffaello Sanzio, ed insieme, l’artista e lo scrittore, contribuirono a creare il mito di Urbino e della sua corte nei primi decenni del Cinquecento, ed anche all’affermazione del primato culturale del Rinascimento italiano in tutta Europa.

Quando e perché Baldassarre Castiglione venne a San Casciano? Probabilmente siamo nella primavera/inizio estate, del 1506. Il Mazzuchelli colloca la visita a San Casciano poco prima dell’ambasceria a Ferrara e dell’arrivo di Baldassare a Londra il 1° novembre del 1506, per un importante missione diplomatica alla Corte di Enrico VII, re d’Inghilterra. Lo stesso Mazzuchelli ci informa che “essendo stato attaccato da febbre, dovette trasferirsi a’ Bagni di San Casciano, dove riportò l’intera guarigione del suo piede” che, come abbiamo visto, era la conseguenza dell’incidente a cavallo di due anni prima. Questo infortunio ci ricorda molto quello dell’Arcivescovo di Parigi, per entrambi non abbiamo notizie certe sulle acque utilizzate, anche qui possiamo ipotizzare immersioni nel Bagno di Santa Maria e fangature con la creta del Bagno a Loto, prendendo spunto dall’Osservazione 35 del Botarelli (De Bagni di San Casciano, in Firenze 1688): Donna N. N. di Cetona, avendo lussata una mano, e поп trovаto professore, che la riponesse al suo luogo, doppo dieci Mesi venne ad immergerla nel Bagno di Santa Maria, ove tufò la medesima venti volte (conforme è solito mattina, e sera) incretandola ancora con la creta del Bagno del Loto: Di attratta, e stupida‚ che era prima, fortificò in modo la mano, che ancora che fosse con il Porofarcoidos furi del sito naturale, l’agitava, e faceva l’istesse operazioni, che con l’altra mano; ciò fu l’Anno 1684 di Luglio.
Successe l’istesso al Sig. N. N. di Corneto nel pollice destro, con la creta, & acqua suddetta fortificò la parte, e l’agita al presente, come non fosse impedita.
Il simile avvenne al Sig. N. N. di S. Casciano d’una lussazione dell’umero, e di un piede
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